Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 19 Novembre, 2025
Nome: 
Laura Boldrini

A.C1693-A​ e abbinate

(Indossa una sciarpa di colore rosso). La ringrazio, signor Presidente. Colleghi e colleghe, tempo fa la corte d'appello di Torino ha assolto un uomo, condannato in primo grado per violenza sessuale a 2 anni e 2 mesi di reclusione, perché - cito, Presidente - dice la sentenza: “Non si può affatto escludere che al ragazzo la giovane abbia dato delle speranze, facendosi accompagnare in bagno, facendosi porgere i fazzoletti, tenendo la porta socchiusa”. E ancora: “Si trattenne in bagno senza chiudere la porta, così da far insorgere nell'uomo l'idea che questa fosse l'occasione propizia che la giovane gli stesse offrendo, dunque occasione che lui non si fece sfuggire”.

Nel 2019 il tribunale di Macerata aveva assolto un venticinquenne, all'epoca dei fatti, dall'accusa di violenza nei confronti di una diciassettenne con la motivazione che una ragazza che accetta di appartarsi in macchina con uno sconosciuto in tarda sera e di scambiare effusioni con lui deve sapere cosa aspettarsi, soprattutto se ha già avuto rapporti e dunque - cito - “è in condizione di immaginarsi possibili sviluppi della situazione”.

Un'altra sentenza con una motivazione incredibile è stata quella del tribunale di Busto Arsizio nel gennaio 2022, che ha escluso la sussistenza del reato perché la reazione della vittima di fronte alla violenza era durata soltanto 20 secondi.

Quante volte, signor Presidente, abbiamo letto di sentenze che dichiaravano l'imputato non colpevole del reato di violenza sessuale perché la donna non aveva reagito, non aveva gridato, non aveva respinto con forza l'aggressore, non aveva detto “no”. Insomma, la donna lo aveva lasciato fare. Sentenze che assolvevano stupratori, perché - cito - “se non c'è il dissenso, il fatto non sussiste” oppure “se manca il dissenso, non c'è violenza”. Ci sono montagne - dico montagne - di ricerche e di studi scientifici a dimostrare che la paura di fronte a un'aggressione, soprattutto di natura sessuale, può paralizzare la vittima, può bloccarla e può renderla incapace di reagire, così come una donna può trovarsi stordita o anche incosciente di fronte allo stupratore per aver assunto alcol o droghe, droghe, magari, per iniziativa dello stesso. Esiste - la conoscerà anche lei per averla letta nelle cronache - la cosiddetta “droga dello stupro”. Ma tutto questo si chiama paura, non consenso; si chiama paralisi, non consenso; si chiama momentanea incapacità di intendere, non consenso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Il consenso è un'altra cosa. Il consenso, secondo l'articolo 36, paragrafo 2, della Convenzione di Istanbul, che - lo ricordo - è legge dello Stato dal 2013, deve essere dato volontariamente, quale libera manifestazione della volontà della persona.

Questo lo ha ribadito più volte, come è stato menzionato oggi in quest'Aula, la Corte di cassazione, affermando che il consenso nei rapporti sessuali deve essere chiaro, esplicito e inequivocabile e - cito - “non può essere desunto dalla mancata espressione di un dissenso esplicito”. Questo è il punto di cui stiamo parlando. Deve, inoltre, sussistere al momento iniziale, deve permanere durante l'intero corso del compimento dell'atto sessuale e può essere in qualunque momento revocato.

Presidente, è sulla base di questi principi e partendo da queste definizioni della Cassazione e della Convenzione di Istanbul che ho elaborato e presentato la proposta di legge, a mia prima firma, alla quale altre sono state abbinate e che, insieme alle altre, è stata oggetto di discussione di numerose audizioni nella Commissione giustizia. Credo, a questo proposito, che vada veramente espresso un sincero ringraziamento ai giuristi, alle giuriste e alle associazioni che hanno accolto il nostro invito a esporre le loro opinioni sulla proposta in discussione e lo hanno fatto con grande competenza e quasi tutte le espressioni sono andate nella stessa identica direzione.

Consentitemi anche un ringraziamento particolare ad Amnesty International, che è stata promotrice di un'intensa campagna di opinione dal titolo esplicito: “Solo sì è sì”. È stata sicuramente importante l'interlocuzione su questo tema tra la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein e la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che voglio entrambe ringraziare, e decisivo è stato il confronto di merito tra le due relatrici, Michela Di Biase e Carolina Varchi, dal cui confronto è emerso il testo condiviso che è stato approvato con il voto unanime della Commissione giustizia e che tra poco voteremo in quest'Aula. Ci tengo a rivolgere un apprezzamento per il lavoro svolto alla capogruppo Chiara Braga, che ha sostenuto questa proposta di legge e anche il suo iter, e alla nostra relatrice Michela Di Biase, che è qui alle mie spalle.

È stato, Presidente, un lavoro di squadra tra donne, donne di diverso orientamento politico, una collaborazione che fa bene al Paese, perché quando c'è da combattere la violenza contro le donne essere avversarie non conta più. Unite si va dritte alla meta, questo è il punto: unite e dritte alla meta. Lo hanno già fatto in passato e dovremmo farlo noi molto più spesso, e lo dico anche alla Sottosegretaria qui presente, Matilde Siracusano, che anche lei è molto sensibile a questo tema.

Allora, con l'approvazione di questa legge sarà molto difficile, probabilmente impossibile, produrre sentenze tipo quelle che ho citato all'inizio, ma noi non abbiamo certo la pretesa di aver risolto con questa norma il tema della violenza degli uomini sulle donne, che ha radici profonde nella cultura del nostro Paese. Per questo riteniamo essenziale l'insegnamento al rispetto e l'insegnamento al consenso, all'affettività e alla sessualità nelle scuole fin dai primi anni.

Infine, Presidente, mi lasci chiarire un punto. Non serviranno, come sostiene una volgarissima e becera campagna di fake news, una campagna di vera disinformazione, moduli da compilare o contratti da firmare prima di avere un rapporto sessuale. Tutto questo è falso. Falso! È falso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! L'unica cosa che serve è un “sì”, un “sì” libero, esplicito e attuale. Questo è quello che serve. È un principio di civiltà quello che introduciamo oggi, unendoci a 21 Paesi europei. Non è che siamo tra i primi. Da ultimi lo hanno fatto la Norvegia e la Francia, che hanno già scritto questo principio nei loro ordinamenti.

Concludo dicendo che questo passaggio noi lo dobbiamo: lo dobbiamo a tutte quelle donne che, non essendo state in grado di reagire all'aggressione sessuale, non sono state credute e, quindi, non hanno avuto giustizia. Questo non deve più accadere.